La libertà di Bernini. La sovranità dell'artista e le regole del potere - 9788806203498

La libertà di Bernini. La sovranità dell'artista e le regole del potere: Gian Lorenzo Bernini non ha un posto nella genealogia dell'arte moderna: quella che parte dalla rivoluzione di Caravaggio, e attraverso Velázquez, Goya e Manet, conduce agli Impressionisti, e dunque alle avanguardie. L'artista più potente, ricco e realizzato dell'Italia secentesca, "il dittatore artistico di Roma", è sempre stato considerato troppo organico alla propaganda dei papi e dei gesuiti per poter aver parte in questa storia di libertà. Basandosi su oltre vent'anni di ricerca, e ribaltando la lettura corrente di opere, fonti e documenti, questo libro dimostra il contrario: a modo suo, Bernini ha seguito Caravaggio sulla via del conflitto, arrivando a sacrificare una parte del proprio successo pur di difendere la sovranità sulla propria arte. Ed è anche grazie a questa tensione che le opere di Gian Lorenzo ci appaiono ancora così terribilmente vive. Bernini seppe uscire dalle regole, pagandone tutte le conseguenze e facendo leva sul giudizio di un'embrionale opinione pubblica europea per affrancarsi dall'arbitrio dei principi. Le sue mani e la sua testa divennero l'unica misura che accettava, e il suo atelier fu insieme luogo della creazione e teatro della libertà. Ma come dimostrare questa tesi? Nelle sue biografie "ufficiali" affiorano cospicue smagliature, fra loro coerenti, che questo libro individua e allarga, una per una. Costruendo così per le opere di Bernini una nuova chiave di lettura.
Gian Lorenzo Bernini has no place in the genealogy of modern art: the one that starts from the Caravaggio revolution, and through Velzquez, Goya and Manet, leads to the Impressionists, and therefore to the avant-garde. The most powerful, rich and realized artist of 16th-century Italy, "the artistic dictator of Rome", has always been considered too organic to the propaganda of popes and Jesuits to be a part in this history of freedom. Based on more than twenty years of research, and overturning the current reading of works, sources and documents, this book proves the opposite: in its own way, Bernini followed Caravaggio on the path of conflict, going so far as to sacrifice a part of his own success to defend sovereignty over one's own art. And it is also thanks to this tension that Gian Lorenzo's works still appear so terribly alive to us. Bernini was able to break the rules, paying all the consequences and leveraging the judgment of an embryonic European public opinion to free itself from the agency of principles. His hands and head became the only measure he accepted, and his studio was together a place of creation and the theatre of freedom. But how to prove this thesis? In his "official" biographies emerge conspicuous stretch marks, consistent among them, that this book identifies and enlarges, one by one. Thus building a new key for Bernini's works.