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Il filosofo e la politica. I consigli di Platone e dei classici greci per la vita politica - 9788890247064

Un ebook di  Luca Grecchi  edito da Alpina, 2007

Ne Il filosofo e la Politica, Grecchi stabilisce, ripercorrendo liberamente gli scritti di Platone e dei principali filosofi della Grecia antica, un sorta di dialogo con gli stessi. Il contenuto di questo lavoro verte principalmente sul corretto rapporto che deve sussistere fra il filosofo e la politica. Riprendendo la tesi di Platone, Grecchi, ritiene infatti che solo il filosofo possa essere un buon politico, in quanto solo il filosofo è vero conoscitore dell'anima, e solo conoscendo la natura dell'uomo nella sua interezza e profondità è possibile pensare e progettare politicamente le modalità sociali migliori per una buona vita.

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Informazioni bibliografiche

 
Le Recensioni degli Utenti Unilibro
"Il filosofo e la politica. I consigli di Platone e dei classici greci per la vita politica"
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L’obbiettivo dello stato perfetto è quello di realizzare la giustizia perfetta. Secondo Platone nessuno deve essere privato di giustizia. Ci devono quindi essere tre classi sociali in quanto ogni uomo deve stare al posto giusto: • Anima razionale  Filosofi • Anima dalle passioni nobili  Guerrieri • Anima dalle passioni egoistiche  Commercianti, artigiani Se si mette ciascuno al posto giusto si realizza la giustizia perfetta dello Stato. Viene abolita la famiglia, quindi i figli non sanno chi sono i genitori e solo gli uomini della terza classe possono avere una donna propria, gli uomini delle altre due classi hanno le donne in comune. I figli venivano cresciuti in collettività e all’età di 7 anni venivano esaminati per dividerli, in base al carattere più evidente della loro anima, nella classe degli artigiani, come apprendisti, oppure nelle altre due classi e continuavano la scuola. Le materie nella scuola della Repubblica erano: i valori perfetti, le idee matematiche perfette e i manufatti perfetti, non esistevano le arti se non la musica, perché vicina alla matematica. Guerrieri e filosofi non lavoravano, quindi la terza classe doveva provvedere a mantenere anche le altre due. Un critico (Russell) chiama questo stato integralista della Repubblica “Monastero senza celibato”.