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Gli autonomi. Autonomia operaia vicentina. Dalla rivolta di Valdagno alla repressione di Thiene. Vol. 5 - 9788865482704

di Donato Tagliapietra edito da DeriveApprodi, 2019

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Informazioni bibliografiche del Libro

 

Gli autonomi. Autonomia operaia vicentina. Dalla rivolta di Valdagno alla repressione di Thiene. Vol. 5: Negli anni Settanta, grazie agli «autonomi», l'alto vicentino smette di essere il dormitorio all'ombra delle chiese del Veneto tradizionale. Il territorio cambia di segno e diventa un luogo dove si desidera e si pratica una vita diversa, ci si conosce e si creano legami di solidarietà che poi resisteranno anche a una dura repressione. Qui nascono i «Gruppi sociali», dove la militanza è amicizia e l'amicizia è militanza. E per tutte le ventiquattro ore della giornata si è militanti, in quelle periferie che invece di essere i luoghi della riproduzione dì una vita venduta alla fabbrica diventano i luoghi dove prendersi quello che serve a una vita degna di essere vissuta. Nella sostanza, si è trattato della prima generazione di giovani, e giovanissimi, che hanno scelto ogni mezzo utile a evitare il lavoro di fabbrica a cui i loro padri erano stati incatenati; la prima a dimostrare che si poteva essere comunisti senza passare per l'inferno della fabbrica. Tant'è che per sottrarsi al suo destino quei giovani «scansafatiche» e pieni dì desiderio, come migliaia e migliaia di loro coetanei in tutta Italia, arrivarono a imbracciare il fucile. Ma in quella scelta così radicale ci sono aspetti che meritano attenzione: nessuna deriva militarista e nessun «pentitismo». Perché non si è passato il confine della «porta stretta» dell'omicidio politico, ma soprattutto perché il radicamento sul territorio, i rapporti amicali, una militanza modulata sulla profonda conoscenza dei luoghi della lotta hanno permesso un'intelligenza dell'agire politico - caso unico - che è riuscita poi ad attraversa
In the Seventies, thanks to the "autonomous", the alto Vicentino stops being the dormitory in the shade of the churches of the traditional Veneto. The territory changes of sign and becomes a place where you want and practice a different life, you know and create bonds of solidarity that will also resist a harsh repression. Here are born the "social Groups", where militancy is friendship and friendship is militancy. And for all the twenty-four hours of the day you are militants, in those suburbs that instead of being the places of reproduction of a life sold to the factory become the places where to take what is needed for a life worth living. In substance, it was the first generation of young people, and very young, who chose every means to avoid the factory work to which their fathers had been chained; The first to show that you could be communists without going through the hell of the factory. So Much so that to evade his destiny those young "slacker" and full of desire, like thousands and thousands of their peers throughout Italy, came to take the rifle. But in that radical choice there are aspects that deserve attention: no militaristic drift and no "pentytism". Because the boundary of the "narrow gate" of political murder has not been passed, but above all because the rooting on the territory, the amical relations, a modulated militancy on the profound knowledge of the places of the struggle have allowed an intelligence of political action-a single case-which has succeeded in crossing

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