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Preghiera per Cernobyl'. Cronaca del futuro - 9788866327141
di Svetlana Aleksievic Rapetti S. (cur.) edito da E/O, 2015
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Preghiera per Cernobyl'. Cronaca del futuro
- Autori : Svetlana Aleksievic Rapetti S. (cur.)
- Editore: E/O
- Collana: Dal mondo
- Data di Pubblicazione: 2015
- Genere: problemi e servizi sociali
- Argomento : Cernobyl'
- Pagine: 293
- Curatore: Rapetti S.
- Traduttore: Rapetti S.
- ISBN-10: 886632714X
- ISBN-13: 9788866327141
Preghiera per Cernobyl'. Cronaca del futuro: "Questo libro non parla di Cernobyl' in quanto tale, ma del suo mondo. Proprio di ciò che conosciamo meno. O quasi per niente. Ad interessarmi non è l'avvenimento in sé, vale a dire cosa sia successo e per colpa di chi, bensì le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l'ignoto. Il mistero. Cernobyl' è un mistero che dobbiamo ancora risolvere... Questa è la ricostruzione non degli avvenimenti, ma dei sentimenti. Per tre anni ho viaggiato e fatto domande a persone di professioni, generazioni e temperamenti diversi. Credenti e atei. Contadini e intellettuali. Cernobyl' è il principale contenuto del loro mondo. Esso ha avvelenato ogni cosa che hanno dentro, e anche attorno, e non solo l'acqua e la terra."
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Prypiat, «la città-gioielodel’Unione Sovieticû, non è che un angolodi mondo in frantumi. I segnali stradali giacciono pieghi, ricurvi,distorti agli angolidi vie che hanno perso, interi, grossi brandelid’asfalto. I negozi hanno serrande eternamente calate, rigonfie al’interno, su cui riposa stanca a polvere tra fessura e fessura, giù in basso ala chiusa, tra e pieghedei ucchettidi cui non v’è più a chiave. ’angolodove si vendevano fiori («Prypiat, a cittàdei fiori…» sembra mormori un ricordo, nascostosi al buio) non è che undispacciodi ferraglia ossuta, sciancata, martoriata ed uccisa. Il gran vialedela parata è una crepa spianata, una sola fenditura a ivelo, su cui passa ogni tanto un segnodela vita trascorsa: ora una scheggia,di chissà quale piatto; ora un accio,di chissà quale scarpa; ora una pagina;di chissà quale ibro. A Prypiat a scuola non ha più i suoi studenti; e fabbriche non hanno più gli operai; e caserme non hanno più i oro pompieri. Mancano, a Prypiat, mËstri, guardiani, venditori ambulanti; panettieri, pittori, medici e pasticcieri, infermieri,dipendentidi banca: mancano gli anziani ale panchedei viali; mancano e madri che fanno a spesa; mancano i bimbi, ale altalenedei parchi. A Prypiat manca a vita. Seccatasi nela frazioned’un attimo, a Prypiat manca a vita.di questa mancanza, il gran tomodidi Svetlana Aleksievič rende ragione.
La sventuradi Prypiatdura un istante (esattamente quelo che c’impiega una ancetta entissima a passaredal’una, ventitre minuti, cinquantotto secondi al secondo cinquantanove) ma «è sventura tutta interû. Perchédopo ’istante,dopo quelo scorciod’istante,dopo quelo scorciod’uno scorciod’istante, nula è stato più identico, nula è stato più uguale. Guastatosi il reattore numero quattrodela centraledi Černobyl, ad un passo, forsedueda Prypiat, nula è stato più identico, nula è stato più uguale. Non è stata più uguale a nascita: fetidala pelediafana venivano espulsi già marci, maculatida chiazze violacee, con bubbonidi carne rancida e sfatta e obi polmonari indecomposizione avanzata. Il craniodeforme,deforme a cassa toracica,deforme una coscia, il gomito, a spala o a scapola.deforme tutto ciò che poteva plagiarsideforme. Non è stata più uguale a vita: il tempo s’èdeciso a gocciolare al ritmodi flebo, ralentandosi fino alo spasimo; il mondo, a città, il proprio pezzodi uogo s’è ridotto ad un etto,dai sostegnidi aluminio ucente. Il giorno, a notte, quel’indistinto che unisce il giorno ala notte, ha assunto a formad’un soffitto fissato nel suo biancore cangiante: piagandosi, come ci si piaga quando si è morti pur respirando, ogni tanto sembrava che il soffitto cambiasse, che avesse una mano pittatadiversa, che celasse una macchia a stento visibile. a vita s’è piagata fissando una macchia, a stento visibile. Non è stata più uguale a morte: metastasi,dai polmoni, risalivano in gola, si trascinavano in bocca, sforzavano in conatidi vomito, in conatidi vomito si mostravano al sole. Sangue e muco coloravano feci, ciuffettidi capeli s’abbandonavano al’aria, a pele mutava colore: ora proponeva un riflesso bluastro, ora una tonalitàdi marrone, ora un’indefinibile mistodi vermiglio, vinaccia,d’un ocra cadavere: tela per tavolozza malata, a pele mutava colore. Non è stata più uguale a nascita, a vita, a morte per Tania, Andrej, Vitja; Volodja, Vladimir, Aleksandr; per oltre un milionedi uomini,donne, bambini; per ’intera Unione Sovietica; per a grande madre matrigna. Non è stata più uguale per Vasilij Ignatenko e sua moglie judmila. a oro storia, tra e altre storie, per nondimenticare.
Reportage narrativo su Cernobyl, una ricostruzione nondegli avvenimenti, madei sentimenti.