La casa dei morti. La Siberia sotto gli zar - 9788804681854

La casa dei morti. La Siberia sotto gli zar: La Siberia, la sterminata regione asiatica che a partire dal XVI secolo è diventata parte integrante prima dell'impero zarista, poi dell'Unione Sovietica e, oggi, della Federazione Russa, si è guadagnata la sua sinistra fama di luogo di dolore e di morte nell'Ottocento, dopo la sua trasformazione in meta di deportazione ed esilio per criminali comuni e oppositori politici, e nel Novecento, in quanto desolata e gelida scena del crimine del Gulag "rosso". Alla luce di un'imponente mole documentaria, attinta a fonti poco note o inedite, e avendo come modelli narrativi il Dostoevskij di "Memorie di una casa morta" e il Cechov di "L'isola di Sachalin" , Daniel Beer traccia una storia della Siberia come terra di contenimento e reclusione che ha i tratti di una discesa agli inferi, dove a suggestive descrizioni di paesaggi e preziose notazioni antropologiche si alternano potenti scorci socio-politici e racconti di vite eroiche e miserabili, di episodi di sublime virtù e di sordida abiezione. Fulcro dell'analisi è il progressivo disfacimento di un sistema penale basato sull'esilio e il lavoro forzato, e minato dall'insanabile contraddizione tra le esigenze di una colonizzazione che avrebbe potuto, specie con le scoperte e gli strumenti della modernità, sfruttare al meglio le enormi ricchezze naturali della regione e quelle, opposte, di un sempre più traballante regime carcerario esposto a evasioni, ribellioni, suicidi collettivi e, soprattutto, all'esecrazione interna e internazionale nei riguardi di pratiche vessatorie come i micidiali trasferimenti a piedi e in catene e la fustig
Siberia, the exterminated Asian region that since the 16th century became an integral part before the Tsarist Empire, then the Soviet Union and, today, of the Russian Federation, has earned its sinister reputation as a place of pain and death in the nineteenth century, after its transformation into a destination of deportation and exile for common criminals and political opponents, and in the twentieth century, as a desolate and frosty crime scene of the "red" Gulag. In the light of an impressive documentary mass, drawn from little-known or unpublished sources, and having as narrative models the Dostoyevsky of "Memories of a Dead House" and the Chekhov of "The Island of Sakhalin", Daniel Beer traces a history of Siberia as a land of containment and "It's a very sad day for the past," he says, "but I think it's a good thing that we're going to be able to do something about it." At the heart of the analysis is the progressive disintegration of a criminal justice system based on exile and forced labour, and undermined by the inexcusable contradiction between the needs of a colonization that could, especially with the discoveries and tools of modernity, Make the most of the region's enormous natural riches and those, opposed, of an increasingly shaky prison regime exposed to evasion, rebellion, collective suicides and, above all, internal and international exaggeration of practices vexatious as the deadly transfers on foot and in chains and the fustig