Una gradevole via di mezzo - 9788822898197

Una gradevole via di mezzo: Quando si viaggia in solitaria (ci perdonino i coprotagonisti, l'asino Gigi e il puledro Ettore, li ignoriamo solo per un attimo) l'incontro che più segna il longlonerider è quello con se stesso. La sfida è giocata tutta "uno a uno" e l'istante decisivo è la partenza, decidere di caricarsi sulle spalle le paure (pure l'eco dei giudizi altrui) e andare. Senza rischiare troppo né troppo poco. Una gradevole via di mezzo racconta di una manciata di giorni trascorsi a cavallo (in compagnia di un asino), di notti all'addiaccio e in rifugi di fortuna; parla di un'avventura fortemente voluta e pure (intimamente) temuta, in un groviglio di emozioni su cui non si indugia, in nome di quella concretezza che segna chi ha a che fare con la terra e le regole della natura. La bellezza degli Appennini, dal Nord delle Marche fino ai Sibillini (in borghi sul crinale umbro-marchigiano fissati nella memoria come erano prima del terremoto del 2016), non resta nelle parole che li descrivono, arriva al lettore grazie al rispetto che portano alla montagna i suoi abitanti e chi li attraversa. Quella bellezza esce dalla pagina nel momento in cui ci si ferma a mangiare un panino, ci si sveglia a guardare il sole che sta per sorgere, ci si gira indietro a controllare gli animali rincuorandosi del loro stare bene; quando si conoscono esseri umani autentici. E allora viene voglia, se non di cavalcare liberi verso l'orizzonte, di uscire e camminare senza orologio, senza doveri né dovere essere altro da sé.
When you travel alone (forgive us the co-protagonists, the donkey Gigi and the colt Ettore, we ignore them only for a moment) the encounter that most marks the longlonerider is the one with himself. The challenge is played out "one by one" and the decisive moment is the departure, deciding to take on one's fears (even the echo of others' judgments) and go. Without risking too much or too little. A pleasant middle ground tells of a handful of days spent on horseback (in the company of a donkey), of nights in the open and in makeshift shelters; It speaks of an adventure strongly desired and yet (intimately) feared, in a tangle of emotions on which one does not linger, in the name of that concreteness that marks those who have to do with the earth and the rules of nature. The beauty of the Apennines, from the north of the Marche to the Sibillini (in villages on the Umbrian-Marche ridge fixed in the memory as they were before the 2016 earthquake), does not remain in the words that describe them, it comes to the reader thanks to the respect that its inhabitants and those who cross them bring to the mountain. That beauty comes out of the page the moment you stop to eat a sandwich, wake up to look at the sun that is about to rise, turn back to check on the animals, taking heart in their well-being; when you get to know real human beings. And then one desires, if not to ride freely towards the horizon, to go out and walk without a watch, without having to be anything other than oneself.