Poesia come esperienza. Una formazione nei versi - 9788864112671

Poesia come esperienza. Una formazione nei versi: Perché un'antologia poetica oggi? L'Italia, paese di poeti, oltre che di santi e navigatori, sembra affetta da una singolare schizofrenia: da una parte ha smesso di leggere la poesia, dall'altra tende a celebrarla come unico certificato di creatività (contiamo due milioni di poeti!). In questo viaggio alla riscoperta dei principali nomi della poesia italiana, da Dante a Zanzotto, passando - ne citiamo solo alcuni - per Petrarca, Ariosto, Tasso, e ancora Leopardi, Saba, fino a Pasolini e Amelia Rosselli, e per alcuni imprescindibili autori stranieri - tra cui Keats, Baudelaire, Rimbaud, ma anche Hikmet e Szymborska -, il critico e saggista Filippo La Porta rivendica il valore dei versi nel mondo contemporaneo. Oggi più che mai l'esperienza del linguaggio poetico, quella del corpo materiale del testo che si apre a innumerevoli orizzonti di senso, è un prezioso antidoto contro l'assuefazione a una comunicazione onnipresente e standardizzata: "equivalente emotivo del pensiero" (Eliot), la poesia risponde al nostro bisogno di un "sapere" degli affetti, di una scienza "esatta" delle relazioni invisibili (e non ovvie) tra le cose.
Because an anthology poetry today? The Italy, a country of poets, as well as saints and sailors, seems afflicted with a peculiar schizophrenia: on one hand has stopped reading the poem, the other tends to celebrate it as single certificate of creativity (counting two million poets!). In this journey to discover the main names of Italian poetry, from Dante to Zanzotto, passing-just to mention just a few-for Petrarch, Ariosto, Tasso, and even Leopards, Saba, until Pasolini and Amelia Rosselli, and for some essential foreign authors-including Keats, Baudelaire, Rimbaud, but also Hikmet and Szymborska-, the critic and essayist Philip Port claims the value of the verses in the contemporary world. Today, more than ever, the experience of the poetic language, that of the body text material that opens to endless horizons of meaning, it is a valuable antidote to addiction to a ubiquitous and standardized communication: "emotional equivalent of thought" (Eliot), poetry responds to our need for a knowledge of affections, an "exact science" invisible (and non-obvious) relations between things.