Ciak si gira. Psicoanalisi al cinema - 9788864333052

Ciak si gira. Psicoanalisi al cinema: Questo libro vuol dare testimonianza della fecondità di spunti che possono derivare dal rapporto fra cinema e psicoanalisi. Raccoglie le considerazioni dei relatori psicoanalisti che hanno commentato i 20 films presentati nel corso delle rassegne annuali (dal 2007 al 2011), aprendo alla discussione con il pubblico; presenta inoltre tre saggi introduttivi che analizzano la peculiare espressività artistica del prodotto cinematografico e raccontano come sia andato modificandosi nel tempo l'interesse per il cinema da parte delle discipline psicologiche, e della psicoanalisi in particolare, fino a riconoscere nel materiale iconico presentato dal film forti analogie con gli elementi proto-mentali, sia onirici sia della veglia, che attendono una elaborazione verso la pensabilità. Nella sala di proiezione si è andata così costituendo una triade i cui soggetti si sono trovati in relazione reciproca e complementare tra loro: il film, con il suo carico complesso di suggestioni, lo spettatore analista, libero dai vincoli del setting tipici del lavoro clinico, ma più incline di altri all'uso dell'introspezione, ed infine lo spettatore comune. L'esperienza d'alto valore relazionale che ne è conseguita sembra aver tratto arricchimento dal coinvolgimento emotivo condiviso e dalla sollecitazione reciproca a dare spazio a pensieri nascenti, possibilmente verbalizzabili.
This book does give evidence of the fruitfulness of ideas that may arise from the relationship between cinema and psychoanalysis. Collects the rapporteurs considerations psychoanalysts who have commented the 20 films presented during annual reviews (from 2007 to 2011), opening the debate with the public; It also features three introductory essays that analyze the peculiar artistic expressiveness of the product and tell how it went over time changing interest in filmmaking by the psychological disciplines, and psychoanalysis in particular, up to recognize in the material presented by iconic film strong similarities with proto-mental elements, is both the dream Vigil, awaiting processing to the pensabilit??. In the projection room is thus constituting a triad whose subjects have found themselves in mutual and complementary relationship between them: the movie, with its load of complex emotions, the onlooker analyst, free from the constraints of the typical setting of clinical work, but more inclined than others to the use of introspection, and finally the common Viewer. High-value experience that has resulted in relational seems to have drawn from emotional enrichment and shared mutual stress to make room for emerging thoughts, possibly verbalizzabili.