Come per i pesci il mare. Lettera sul Novecento: orrori, speranze, utopie e disincanti - 9788871867601

Come per i pesci il mare. Lettera sul Novecento: orrori, speranze, utopie e disincanti: La mia patria, dice Dante, è il mondo, "come per i pesci il mare". Il sogno anarchico di un mondo senza frontiere, senza Stati, senza guerre è il filo principale che attraversa questo libro e ne costituisce il messaggio essenziale: l'esortazione a non tradire l'anelito alla libertà e alla pace, a non lasciarsi ingannare dalle tante sirene, né fermare dalle porte chiuse, dalla paura. Altri fili concorrono a formare una tela complessa: la vita della madre viennese dell'autrice, raccontata al giovane nipote con il linguaggio semplice di una lettera, e il filo nero della storia del Novecento, i suoi orrori, i veleni seminati e tutt'altro che smaltiti, gli aspetti assurdi e grotteschi delle politiche di allora e di sempre. È un libro profondo, coinvolgente, che fa riflettere ponendo il lettore di fronte a temi drammatici come l'antisemitismo, spinosi come il rapporto Israele/Palestina, attuali come le migrazioni dall'Africa, dolorosi come le vicende familiari. Maria Soresina, con la consueta libertà di pensiero che ha caratterizzato i precedenti libri su Dante, in queste pagine leva con fervore la sua voce «contro»: contro le guerre, i razzismi, la violenza, i nazionalismi, le Chiese, i partiti e la nostra pseudo-democrazia. Anche contro il marxismo, che l'autrice vede in opposizione all'anima migliore della sinistra: l'anarchia non-violenta di Tolstoj e Landauer, che tante analogie ha con il mondo perduto dei catari e il bello viver di cittadini cantato da Dante.
My homeland, says Dante, is the world, "As for the fishes the sea." The anarchist dream of a world without frontiers, without states, without wars is the main thread that crosses this book and is the essential message: the exhortation not to betray the yearning for freedom and peace, not to be fooled by the many Sirens, nor stop from the closed doors, from fear. Other threads contribute to form a complex canvas: The life of the author's Viennese mother, told to the young nephew with the simple language of a letter, and the black thread of the history of the twentieth century, its horrors, the poisons soed and anything but disposed of, the Absurd and grotesque aspects of the policies of the time and always. It is a profound, engaging book that makes one reflect by placing the reader in the face of dramatic themes such as anti-Semitism, as thorny as the Israel/Palestine relationship, as present as migrations from Africa, as painful as family affairs. Maria Soresina, with the customary freedom of thought that has characterised the previous books on Dante, in these pages fervently leveraged his voice "against": against wars, racism, violence, nationalisms, churches, parties and our pseudo-democracy. Also against Marxism, which the author sees in opposition to the best soul of the Left: the non-violent anarchy of Tolstoy and Landauer, which many similarities have with the Lost world of Cathars and the beautiful live of citizens sung by Dante.