Lettere di prigiornieri di guerra italiani 1915-1918 - 9788842822141

Lettere di prigiornieri di guerra italiani 1915-1918: Le "Lettere di prigionieri di guerra italiani" ritraggono il momento in cui le voci degli umili - da sempre relegate nell'oralità dei dialetti - si riversarono come un'ondata di piena nell'italiano scritto, spinte dalle urgenze tragiche della guerra, della fame e della lontananza. La loro comparsa segnò un punto di svolta per gli studi storici e linguistici, che si aprirono a una prospettiva dal basso sulla guerra e sulla lingua. Oggi quest'opera capitale del Novecento italiano ed europeo viene riproposta dal Saggiatore in una nuova edizione, che grazie a importanti scoperte filologiche completa le lettere con i nomi dei mittenti, finora coperti dall'oblio, e con preziose correzioni che restituiscono i testi alla loro integrità. Le Lettere non avrebbero mai visto la luce se nel settembre del 1915 Leo Spitzer, allora giovane filologo romanzo, non avesse assunto il ruolo di censore per il ministero della Guerra austro-ungarico. Il suo compito era filtrare la corrispondenza dei prigionieri italiani: una quantità immane e senza precedenti di lettere, scritte da uomini e donne poco o per nulla scolarizzati, spesso più a loro agio con gli attrezzi del lavoro che con una penna o una matita, e quasi sempre più abituati al dialetto che alla lingua. Se si sforzarono di scrivere, fu perché l'abisso tra il mondo che conoscevano e il paesaggio umano che si trovavano di fronte era troppo profondo, e troppo fragili le loro vite davanti all'enormità della guerra.
The "letters of Italian prisoners of war" portrays the moment in which the voices of humble-always relegated to the orality of dialects-poured as a wave of flood in Italian written, tragic urgencies of war, famine and remoteness. Their appearance marked a turning point for historical and linguistic studies, which opened to a perspective from below on the war and on the tongue. Today this work of 20th century Italian and European capital is revived by the Assayer in a new edition, which thanks to major discoveries, philological completes the letters with the names of the senders, so far covered from oblivion, and with corrections that return the texts to their integrity. The letters would never have seen the light of day if in September 1915 Leo Spitzer, then young philologist novel, he had assumed the role of censor for the Ministry of the austro-Hungarian Empire. His job was to filter the huge quantity of Italian prisoners correspondence: an unprecedented and of letters, written by men and women with little or no education, often more comfortable with the tools of work with a pen or pencil, and almost always more accustomed to the dialect language. If strove to write, it was because the Gulf between the world they knew and the human landscape that were faced was too deep, and too fragile their lives before the enormity of war.