Abitare il vento - 9788862550048

La lotta armata di Vassalli è condotta attraverso una narrazione da catena di montaggio. Sul nastro cartaceo vi passano in serie: pistole cromate, dal tamburo ripieno; passamontagna color della notte, già usati; giacche d’un verde militare un po’ stinto; bandiere, pronte ad esser riposte in un angolo; miti nominali, mai vissuti davvero; un po’ di coraggio, quanto basta a starsene in gruppo. Ed ancora: qualche politico da colpire alle gambe, qualche palazzo da abbattere a bombe, un paese cui dare il colpo di grazia. E donne, ancora donne, un altro po’ di donne come fossero cosa, puro oggetto di cui far uso e disfarsene, infastiditi, dopo aver abusato nel consumo. Per Sebastiano Vassalli gli anni di piombo sono la storia di un disadattato di sinistra (che tanto pare, anche, un disadattato di destra: mutano i nomi, stessa è la follia), emarginato dai suoi commilitoni dopo aver fatto parte di nuclei, brigate, commandi d’assalto e di cui si segue l’ossessione di chiacchiere: egli parla al mondo, alle istituzioni del mondo, ai suoi compagni di milizia, agli avversari di lotta, alle donne prezzolate e comprate imbastendo un monologo dal tenore fisico e ideologico, scandito da sogni (non amorosi, si badi: politici) irrealizzabili e da avventure (non politiche, si badi: amorose) destinate al fallimento. Agro romanzo, narra una sensazione veritiera: dagli anni Settanta l’Italia ha ragionato per accumulo, per mercificazione, per svendita; ha ragionato con logiche che ne determinano lo Stato presente. Si termina con la sensazione, davvero, che di pulito non sia rimasto che il vento. Di pulito, forse, il vento