Herbert von Karajan. Il musico perpetuo - 9788887203677

Herbert von Karajan. Il musico perpetuo: Un uomo in lotta: contro la solitudine della perfezione, l'inevitabile declino degli anni, la morte di un'intera tradizione musicale. Karajan credeva che la volontà potesse invertire il corso delle cose. L'intera sua esistenza fu spesa nello sforzo di superare le soglie della morte: garantirsi l'immortalità come artista. La sua, fu una reincarnazione di Faust: un Faust sedotto da mefistofelici ingegneri del suono. Per gli appassionati, egli fu, per un lungo periodo, la musica. L'uomo-Karajan, nel suo intimo, era un mistico innamorato della natura. La dissociazione, in lui, tra visionario del futuro e ultimo depositario del romanticismo mitteleuropeo, non fu l'ultima causa del suo isolamento tra una folla che, eppure, lo adorava anche per questo. A cent'anni dalla nascita, la sua poetica della musica appare, pur nella invasività multimediale, il retaggio di un'epoca lontana da noi. Meno di vent'anni dalla morte sono bastati per invalidare gravemente la sua gigantesca utopia: rendere perpetua la bellezza. Ma la distanza è anche uno specchio in cui la sua figura può, infine, apparire vera e umana, in tutta la propria grandezza.
A man struggling against the loneliness of perfection, the inevitable decline of the years, the death of an entire musical tradition. Karajan believed the accord could reverse the course of things. His whole life was spent in an effort to overcome the death's door: ensure immortality as an artist. His was a reincarnation of Faust: Faust seduced by mefistofelici engineers. For fans, he was, for a long time, the music. The man-Karajan, in his heart, he was a mystic lover of nature. Dissociation in him between visionary of the future and last guardian of Central European romanticism, was not the ultimate cause of its isolation among a crowd, yet adored him for that too. A hundred years after the birth, his poetic music appears, despite media invasiveness, relics of bygone days with us. Less than twenty years after his death were enough to invalidate his giant gravely utopia: make perpetual beauty. But the distance is also a mirror in which he can finally look real and human, in all its grandeur.