Il giovane Holden - 9788806193096

Il romanzo più celebre di Salinger, la sua prima opera. In sé non è possibile definirlo come una storia incredibile se non per il suo essere specchio di ogni cosa. Non c’è niente, infatti, di avvincente in questa storia, ma nonostante questo è facile comprendere come sia diventato un libro simbolo, non solo per la generazione in cui questo racconto a visto la luce, ma per tutti gli adolescenti del mondo. Salinger, attraverso la voce di Holden, tocca tutte le esperienze giovanili che capitano a tutti noi: dalla perdita della persona amata, ai sentimenti nascosti per qualcuno, al velato senso di adeguatezza rispetto al mondo nel quale in fondo non si hanno certezze su quale sia il proprio posto e si pensa di andarsene, il tutto tinto in note blu di tristezza dove il freddo invernale di sfondo riesce anche ad entrare dentro l’anima. È facile perdersi tra i suoi ricordi e le sue esperienze, immedesimandosi nel personaggio. Holden incarna perfettamente ogni adolescente di ogni tempo, un adolescente che ha debolezze e fragilità che non è in grado di mostrare neanche a se stesso. Tenero è vero, ha una fragilità così umana che la si sente propria grazie anche alla natura espressiva dell’autore che riesce a tirare fuori anche da noi stessi le stesse insicurezze. Holden sogna, sbaglia, si giustifica. Ma soprattutto cade e si rialza, tentando di andare avanti. Nonostante tutto.

Allie è un ragazzino che viene stroncato dalla leucemia a soli 13 anni. Maurice è l’addetto all’ascensore di un albergo che induce la giovane Sunny alla prostituzione. Poi c’è Phoebe, una saggia bambina di 10 anni e Sally Hayes, una ragazza tanto carina quanto superficiale. Il prof. Antolini invece si sospetta sia un pederasta. Sullo sfondo di una New York di fine anni 50 questi ed altri personaggi si collocano sul cammino di Holden Caulfield, diciassettenne figlio di genitori benestanti che raccontando tre giornate della sua vita traccia uno spaccato di una società povera e corrotta. Holden soffre per una perdita importante e questo malessere si manifesta con la rabbia che riversa su chiunque, che lo porta a farsi espellere da ben cinque scuole e che s’incrocia irrimediabilmente con la delusione provocata dalla disonestà di un mondo, quello degli adulti, a cui non sente di appartenere. Il risultato è una decisione drastica: mollare tutto e andare a ovest. Prima di partire però decide di salutare sua sorella ma sarà proprio questo incontro a turbarlo profondamente e a farlo desistere dai suoi progetti. Holden alla fine tornerà a casa dove accetterà di farsi seguire da uno psicanalista: qui il suo essere schietto e anticonformista non verrà intaccato ma la sua rabbia troverà uno sbocco trasformandosi in nostalgia positiva tanto da giungere alla conclusione che non bisogna mai raccontare niente a nessuno perché “se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti”.

Vero e proprio romanzo di formazione il giovane Holden descrive i giorni di fuga di un adolescente newyorkese: Holden Caufield, appena sedicenne, ricevuta la notizia dell’espulsione dall’ennesima scuola per scarsi risultati, decide di concedersi una pausa da tutto e di scappare dall’edificio scolastico per vivere qualche giorno di avventura nella sua città. L’incalzare della maturità e dell’età adulta ingabbiano il "giovane" Holden, lo incastrano in un ruolo che egli non è ancora pronto ad accettare; le esperienze assurde che il protagonista vive nei pochi giorni di libertà e che segnano probabilmente lo strano confine che delimita il passaggio dall’infanzia all’età adulta, sono soltanto una rappresentazione dell’inestricabile conflitto adolescenziale tra il desiderio di restare bambini, legati alle proprie certezze e al sicuro da ogni paura, e la fisiologica spinta a "diventare grandi", a rendersi autonomi, indipendenti, maturi finalmente, per poter essere liberi di scegliere per se stessi. Se la spinta a crescere viene simbolicamente rappresentata dalla ricerca di legami ed esperienze tipicamente adulti, il legame con l’infanzia è rappresentato dall’unico membro della sua famiglia con cui Holden riesce ad avere un legame reale, ovvero la sorellina Phoebe. Ella non soltanto rappresenta per Holden il contatto vero con l’altro, che gli è impossibile nei rapporti con i pari o con gli adulti di riferimento, ma anche l’infanzia stessa: essendo ancora una bambina ha quello sguardo disincantato sul mondo che le permette di capire il fratello sentendone le emozioni, cogliendone appieno il disagio interiore. Rappresenta, dunque, la possibilità di salvarsi - e di salvare Holden - dal diventare "grandi", dalla maturità, dal dover costruire il proprio futuro. In un movimento costante di ricerca, Holden, non può fare altro che spostarsi tra i due mondi, l’infanzia e l’età adulta, nel tentativo di trovare una propria posizione nell’uno o nell’altro, di trovare una propria "dimensione esistenziale". Eppure un senso di arrendevolezza si impadronisce di lui quando comprende che il suo più grande desiderio sarebbe di poter salvare quanti più bambini dal trauma della crescita. Egli immagina i bimbi che giocano liberamente nella segale, in bilico sul ciglio di un burrone: vorrebbe stare lì, sulla invisibile linea di demarcazione tra i due mondi, per "acchiappare" quanti più bambini possibile ed impedirgli di rotolare giù per il pendio, impedirgli di cadere verso l’oblio infinito, che simboleggia la ricerca della propria identità e che, troppo spesso durante l’adolescenza, può sembrare una caduta precipitosa ed incessante verso il nulla.

Il giovane Holden ha il merito di descrivere splendidamente quel periodo bello e allo stesso tempo burrascoso che è l’adolescenza. In questo caso si tratta di un ragazzo problematico che vive male la scuola e il rapporto con gli altri. Holden si trova a vivere una piccola avventura solitaria che lo porterà a fare vari incontri e a riflettere su quello che vuole fare della propria vita.