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Ultime lettere di Jacopo Ortis - 9788818031393
di Ugo Foscolo edito da Rusconi Libri, 2017
- € 7.00
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Ultime lettere di Jacopo Ortis
- Autore: Ugo Foscolo
- Editore: Rusconi Libri
- Collana: Grande biblioteca Rusconi
- Data di Pubblicazione: 2017
- Genere: letteratura italiana: testi
- Pagine: 160
- ISBN-10: 8818031392
- ISBN-13: 9788818031393
Ultime lettere di Jacopo Ortis: Ultime lettere di Jacopo Ortis
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Napoli e Milano erano i centri più vivi, rivoluzionari in un tumulto che passa sbraitando nuove idee. Napoli, fatta repubblica e presto abbandonata a sé stessa a combattere contro la reazione straniera, ebbe Pagano, Cirillo, Conforti, Eleonora Pimentel Fonseca o Manthoné ed ebbe il patibolo per i repubblicani, mentre i lazzari esultavano in cambio di qualche spicciolo e di qualche brioche. Milano fermentava col Cesarotti mentre s’interrogava col Beccaria; scriveva e scriveva Milano su riviste di portata europea, di idee che in Europa già erano fatte. Sarebbe venuto il tradimento; i vessilli francesi ammainati, le città riconsegnate ai loro illegittimi possessori; Napoli e Milano, un destino comune nell’Italia che non era Italia ma un insieme di comuni. In questa desolazione di fine stagione venne ’Le ultime lettere di Jacopo Ortis’ che è - per dirla con Francesco De Sanctis - "il primo grido del disinganno": per quanto uscito dalla laguna veneta o dal di sopra dei colli euganei, toccava l’Italia: tutta l’Italia da fare. "Il giovane autore" - ancora De Sanctis - "si era abbandonato al lirismo di una insperata libertà" ritrovandosi tuttavia con "un liberatore di Venezia che vendeva Venezia all’Austria". Da un dì all’altro Foscolo si trovò senza Patria, senza ideali, senza famiglia, senza compagni e "ramingo, con le sue illusioni". Cadono speranze, appassite come i colori d’autunno, e non resta che renderle note brandendole con fierezza. Lo ’Jacopo Ortis’ è il fiero lamento delle speranze perdute. Valga per l’Italia di ieri, vale per ogni bramosia che ci appartiene e che sembra farsi utopia.
"Sono salito sulla più alta montagna: i venti imperversavano; io vedevo le querce ondeggiare sotto i miei piedi; la selva fremeva come un mar burrascoso, e la valle ne rimbombava; su le rupi dell’erta sedevano le nuvole - nella terribile maestà della Natura la mia anima attonita e sbalordita ha dimenticato i suoi mali, ed è tornata per alcun poco in pace con sé medesima". Il monte, la roccia, il freddo; le nubi, il fragore, il rimbombo; la voce, l’eco, il silenzio: un uomo e la Natura, un uomo e la Storia, un uomo e l’Amore: ’Ultime lettere di Jacopo Ortis’ è l’opera-emblema del Romanticimo italiano. Vi si trova: la passione per la Patria, la bramosia per la donna lontana, la lotta dell’animo e la lotta delle armi; vi si trova il fremito, l’abbandono, il dolore; l’avvampo di febbri, il travaglio della coscienza, la tortura del cuore; vi si trova l’eroe morale, il nemico immorale, la parabola d’una vita ch’è simbolo. Intabarrato, solitario, poeta e lottatore, Jacopo Ortis si offre - tra cieli euganei e burroni alpini - come portavoce d’un tempo e d’una poetica e lo fa vociferando poesia. "Vorrei dirti grandi cose: mi passano per la mente, vi penso, m’ingombrano il cuore, s’affollano, si confondono: non so più da quale io debba incominciare; poi tutto ad un tratto mi sfuggono, ed io prorompo in un pianto dirotto". Lacrime agre, raccontano dell’Italia, dell’Europa, di una stagione lontana che fu eroica e nera, furente e orgogliosa, disperata e fugace